Restrizioni di luce per glitter e paillettes
Il nuovo testo (UE) 2023/2055, rilevante ai fini dello Spazio Economico Europeo (SEE), è stato aggiornato e modificato con l’inserimento dell’allegato XVII del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha attinenza soprattutto alla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (REACH) introducendo la voce n.78 riguardante le “microparticelle di polimeri sintetici” di cui fanno parte anche i glitter e paillettes. In sintesi il provvedimento tratta di un passo importante per le sostenibilità, prendendo in considerazione le “piccole cose” della vita quotidiana, alle quali finora non si è prestata la dovuta attenzione …ma in fatto di indicazioni categoriche sulla restrizione dei polimeri sintetici (meglio conosciute come microplastiche) quello che si percepisce è solo la netta differenza che possa esistere tra questi e quelli che non rientrano in questa direttiva e cioè i polimeri naturali, biodegradabili o solubili in acqua e/o prodotti derivati da materiali inorganici come ad esempio vetro, metallo, etc.
una direttiva enigmatica ma sostenibile
Entrando nello specifico della funzione primaria o secondaria delle microplastiche sulla superficie del prodotto, si apre invece un grande enigma la cui responsabilità ricade però sopra al produttore se non dimostrata e certificata. Una direttiva approssimativa che è rimbalzata da una testata all’altra come una pallina da ping pong, dove si percepiva uno stop istantaneo al commercio di prodotti sfusi o decorati da glitter, perline, paillettes, etc. Fraintendimenti comunicativi che, proprio in Germania, invece di sensibilizzare la popolazione sul tema della sostenibilità, ha avuto un effetto contrapposto con la corsa ad accaparrarsi questo tipo di prodotto. Ne ha fatto menzione il quotidiano Bild citando appunto la testimonianza di alcuni personaggi della televisione tedesca che hanno avuto l’idea di fare scorta di glitter usati nella cosmetica, prima che questi non fossero più reperibili sul mercato. Come riportato anche nella circolare dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM – https://www.adm.gov.it), non sono mancati difatti da parte degli operatori economici presentazioni di istanze sia a ECHA sia ai servizi di assistenza per le imprese (REACH) per ricevere alcune richieste di chiarimenti. La stessa ADM nel proprio documento, pur limitandosi a chiarire quegli aspetti sulla circolazione delle sostanze chimiche in essere o dei prodotti con microparticelle di polimeri sintetici sul mercato dell’UE dopo il 17 ottobre 2023, ha esposto nel sommario quali potrebbero essere quelle variabili per vagliare se il glitter è parte integrante del prodotto oppure meno e in cui è applicabile la restrizione commerciale. Una sorta di valutazione che però, come evidenziata dalla stessa ADM, spetta al produttore o importatore UE, di cui rimane il solo responsabile, nel decidere se tale oggetto è un articolo ai sensi di REACH o possa essere parte integrante del nuovo provvedimento. La stessa ADM, in conclusione ha consigliato vivamente al produttore o importatore UE di documentare tali decisioni, poiché ciò avrebbe facilitato la dimostrazione della conformità nei confronti dei clienti e delle autorità di controllo (!!!). … si ma come?
…ma il provvedimento come è stato recepito dai produttori?
Abbiamo chiesto ad una stamperia di massima eccellenza in lavorazioni flock e glitter su supporti in rotolo, quale sia stata la percezione dopo che la direttiva era stata pubblicata nella gazzetta ufficiale. Sia Massimo Levati che sua moglie Cristina, della Stamperia Levati snc di Arcore (MB) – https://www.stampaflock.it/, su alcune nostre domande, ci hanno evidenziato con massimo stupore tutte le loro indignazioni sulla restrizione.
La vostra azienda produce materiali con elementi glitterati in polimerici sintetici o polimerici ecocompatibili per l’industria tessile, calzaturiera, etc.?
La Stamperia Levati dal 1958 applica in conto lavorazione flock e glitter a disegno e a copertura totale su tessuti di ogni natura e composizione dedicati ai settori da Lei menzionati. Applichiamo quasi esclusivamente glitter in poliestere, anche se in commercio esistono glitter ecocompatibili da fonti di riciclo, ma questi, per quanto abbiamo provato ad utilizzarli, non hanno caratteristiche tecniche per poter sostenere l’intero ciclo produttivo. Attraverso alcuni processi di polimerizzazione, rameuse e spazzolatura, i glitter ecocompatibili difatti non riescono a sostenere la qualità richiesta dai nostri clienti sia per requisiti della solidità, sia perché tendono a sciogliersi durante l’utilizzo nei processi o ad opalizzarsi a fine lavorazione.
In merito al nuovo Regolamento (UE) 2023/2055 riguardante la restrizione sull’uso dei glitter nei prodotti tessili, come si è organizzata la vostra azienda sulla produzione di questo tipo di materiale?
Secondo noi il nuovo regolamento è nebuloso e non è chiaro soprattutto nel trattare un articolo come il glitter che dovrebbe avere invece una specifica più dettagliata nei settori di utilizzo. Dall’interpretazione che abbiamo assunto dalla sua lettura, pensiamo di rientrare nei paragrafi 1, 4 e 5 dove il prodotto, con caratteristiche similari a quello da noi prodotto, non rientra nelle restrizioni imposte.
I vostri materiali sono accompagnati da certificazioni e test di laboratorio in grado di soddisfare le conformità di resistenza al distacco e dispersione della finitura applicata?
I test riguardanti i requisiti di solidità vengono effettuati direttamente dai nostri clienti dopo avergli riconsegnato il prodotto lavorato, poiché il supporto tessile è fornito da loro stessi. Siamo a conoscenza però che su questa direttiva non sono stati definiti dei test standard per verificare la conformità di resistenza al distacco dei glitter.
Sulla responsabilità del produttore (EPR) quali informazioni fornite per l’uso di questo materiale in un contesto sostenibile e ambientale?
Senza dubbio la nostra ricerca in un contesto ambientale ci porterà ad utilizzare materiali sostenibili in sostituzione delle microplastiche, ma il tempo concesso dalle direttive per effettuare questo cambiamento è troppo breve. Per il periodo di transizione dovrebbe essere attuato per tutti i settori un periodo graduale, come è stato in realtà concesso al solo settore della cosmesi. Una concessione di favoritismo fino al 2035 che però, secondo noi, è imparziale per gli altri settori commerciali.
C’è possibilità di riciclo, riutilizzo dei materiali o soltanto smaltimento di fine vita?
La Stamperia Levati è sensibile al concetto di “innovazione responsabile” e scegli partner e fornitori che condividono l’obiettivo per contribuire alla creazione di una moda sostenibile. Lavoriamo con soli fornitori europei certificati OEKO-TEX e che attestano che i tessuti non rilasciano sostanze nocive per la salute dell’uomo secondo i requisiti imposti dalla certificazione REACH. Nel rispetto dell’ecosistema, la nostra attenzione è senz’altro rivolta alle materie prime ed ai prodotti impiegati, alla riduzione dei consumi e al riciclo. Il glitter residuo che non viene utilizzato nei processi di produzione viene raccolto al fine del processo di stampa e riutilizzato. La Stamperia Levati attraverso il suo sistema di gestione Integrato monitora le lavorazioni durante tutte le fasi e mantiene alti gli standard qualitativi e ambientali ottimizzando il rapporto tra risorse impiegate e risultati, evitando sprechi di materiali con un considerevole risparmio di risorse.
…cosa dicono i laboratori di analisi?
Considerato che i laboratori di analisi sono un alleato strategico a supporto delle aziende produttrici, abbiamo pensato di rivolgere anche a loro domande o meglio di fornirci una risposta chiarificatrice in merito al regolamento (UE) 2023/2055 del 25 settembre 2023.
Dal laboratorio CENTROCOT di Busto Arsizio (VA) (https://www.centrocot.it/), il Tecnico di Settore Composizione Fibrosa ed Etichettatura – Simona Bellan, ci ha illustrato il suo orientamento chiarificatore. La restrizione si applica anche ai tessili e calzature qualora i glitters applicati potrebbero disperdersi nell’ambiente durante l’uso quotidiano o durante la loro manutenzione. Se i glitter sono incorporati in maniera tale da non essere rilasciati nell’ambiente perché sono parte integrante di un articolo o incorporati in modo permanente in una matrice solida, non rientrano nel campo di applicazione della restrizione. I glitter incollati permanentemente su un indumento (es. un cappello glitterato, una maglietta, ecc.) potrebbero essere considerati parte integrante di un articolo (l’indumento) a condizione che tali glitter non si stacchino affatto dall’indumento (es. perché coperti da/incorporati in uno strato che impedisce ai glitter di staccarsi). In questo caso il capo glitterato è considerato un articolo e non si applica la restrizione. Qualora i glitter si staccassero, però, non sono considerati parte integrante dell’articolo. Di conseguenza, l’indumento glitterato non deve essere considerato un articolo ma piuttosto una combinazione di un articolo (l’indumento) e di una miscela (i glitters) e la restrizione si applica a quest’ultima. Paillettes (piccoli dischi lucidi con un foro) e decorazioni simili destinate ad essere cucite su indumenti non rientrano nell’ambito della restrizione.
Al momento non è stato ancora considerato uno standard univoco per poter valutare il rilascio dei glitters e quindi capire se l’articolo tessile rientra o meno nella restrizione. Sono stati considerati metodi di prova per la verifica della biodegradabilità e solubilità, applicabile ai glitters di natura diversa (biodegradabile) dai polimeri sintetici classici (come ad esempio poliestere, polietilene etc). Tuttavia, Centrocot aiuta le imprese del territorio che producono o applicano stampe glitterate a capire, mediante test riconosciuti a livello internazionale, se il loro prodotto rientra nella restrizione e a valutare eventuali modifiche di processo attuate per limitare il rilascio di questi polimeri.
Strumenti utilissimi allo sviluppo sostenibile delle aziende sia del settore tessile sia del settore cuoio e calzature sono le certificazioni e le analisi del ciclo di vita del prodotto. Un esempio su tutte, le certificazioni OEKO-TEX®: in Italia, Centrocot è istituto OEKO-TEX® ufficiale e da oltre 30 anni offre alle aziende il processo di certificazione. Lungo la filiera è possibile certificare il prodotto, attestando l’assenza di sostanze pericolose e salvaguardando la sicurezza del consumatore e dell’ambiente, con OEKO-TEX® STANDARD 100 e LEATHER STANDARD; per chi vuole attestare la trasparenza e sicurezza del proprio processo produttivo, nella gestione dei prodotti chimici, nella gestione della qualità, dell’ambiente e dei requisiti etico-sociali, l’ideale è la certificazione STeP che, se unita alla certificazione STANDARD 100 o LEATHER STANDARD, permette l’ottenimento dell’etichetta OEKO-TEX® MADE IN GREEN, che tramite QR Code apposto direttamente sul prodotto mostra ai clienti la sua intera catena produttiva. Ultimo arrivato nel portfolio OEKO-TEX® è RESPONSIBLE BUSINESS: i brand che adottano questa certificazione si impegnano a rispettare rigorosi standard ambientali e sociali lungo l’intera catena di produzione, garantendo così la sostenibilità, la sicurezza e la responsabilità sociale dei loro prodotti lungo la catena di fornitura.
L’Unione Europea sta intensificando gli sforzi per promuovere la sostenibilità e la durabilità nel settore della moda attraverso normative e regolamentazioni specifiche. Uno degli sviluppi chiave è rappresentato dalla Strategia dell’UE per la Moda Circolare, che mira a ridurre i rifiuti tessili e promuovere l’utilizzo di materiali riciclabili. In questo contesto, sono previsti sforzi per incoraggiare la progettazione di capi d’abbigliamento che siano facilmente riparabili, riducendo così la quantità complessiva di prodotti destinati alla discarica. Centrocot supporta le imprese con test e valutazioni legate ai nuovi criteri in via di sviluppo in Unione Europea. Ha infatti creato un’area di ricerca e innovazione multisettoriale, denominata MultiLAB, in cui si sperimenta a livello scale-lab il riutilizzo di scarti e rifiuti per trasferirli in materia prima seconda, con annesse le necessarie prove di laboratorio atte a caratterizzare le prestazioni.
Anche dal laboratorio RITEX – ECOCHEM SPA di Trissino (VI) (https://labritex.com/), il responsabile di laboratorio Andrea Lovato con la dott.ssa Carla Sperotto, direttore dell’area Solutions, ci hanno rilasciato le loro riflessioni in materia. Per capire se un materiale tessile e/o conciario con finitura, ad esempio, in glitter sia interessato o meno dalla restrizione sulle microplastiche bisogna capire qual è la funzione a cui è destinato, se sia primaria o secondaria. Vale a dire, è doveroso capire se il tessile/cuoio è parte integrante di una calzatura che assolve alla funzione primaria di protezione del piede; in tal caso il glitter viene considerato come parte integrante dell’articolo stesso ed è escluso dalla restrizione, non essendo questa applicabile agli articoli, anche se il glitter dovesse distaccarsi durante l’uso.
Al contrario se il tessuto/cuoio ha una sola funzione decorativa, ad esempio quella di un fiocco rimovibile dalla calzatura, allora il glitter non è più considerato come parte integrante dell’articolo e può essere utilizzato solo previa verifica che non si distacchi durante l’uso finale previsto.
La conformità alla restrizione del tessuto e/o cuoio decorativo con finitura in glitter non può essere per ora dimostrata con metodi standard di laboratorio, in quanto non ancora esistenti e quindi non previsti dalla restrizione. È possibile, tuttavia, utilizzare dei metodi di prova studiati internamente al Laboratorio che sottopongono il tessuto e/o cuoio ad una simulazione d’uso e quindi permettono di verificare se vi sia o meno il distacco di glitter dal materiale.
All’interno della nostra organizzazione, oltre alla solida componente analitica, siamo orgogliosi di ospitare un centro di competenza consolidato nel corso di molti anni, specializzato nell’offrire un supporto aziendale olistico su vari fronti, inclusi i bisogni formativi e strategici essenziali per l’evoluzione delle imprese. In questa dinamica divisione, sviluppiamo strumenti operativi all’avanguardia per la gestione completa della sostenibilità chimico-ambientale.
Collaboriamo attivamente con istituti formativi e hub industriali, tra cui la Fondazione ITS e il Politecnico Calzaturiero di Vigonza con il quale, proprio in queste settimane, stiamo guidando aziende nel settore calzaturiero verso una trasformazione strategica e sostenibile. Riconosciamo che alcune sfide sono troppo impegnative per essere affrontate da soli. È qui che entriamo in gioco, pronti a essere un alleato strategico per superare ogni ostacolo e realizzare pieno potenziale aziendale.
La nostra competenza approfondita nei materiali e nei processi produttivi ci consente di assistere le aziende nell’implementazione di solide strategie di chemical management su misura per le loro esigenze specifiche: dalla conformità normativa ai requisiti di vendita per i mercati esteri fino all’integrazione delle politiche di sostenibilità dei vari Brand. Per le aziende coinvolte nel programma Roadmap to Zero di ZDHC, offriamo un servizio flessibile che può essere adattato alle loro necessità, fino a diventare un supporto completo e gestito interamente da noi.
Da esperti formatori a partner fidati nel ruolo di vostri chemical manager, abbiamo acquisito accreditamenti di prestigio come nel caso della formazione per l’Academy di ZDHC e per le verifiche dell’InCheck report.
in epilogo…
Non vi è nulla da aggiungere. In Italia come in Europa si continua ad emanare leggi le cui direttive spesso sono interpretative di una parte giudicante. Quello che è capitato nel mese di ottobre attraverso le comunicazioni fuorvianti in tema restrizioni nel commercio dei glitter e paillettes non è da sottovalutare. Diversivi di questo calibro purtroppo capitano di frequente e non sempre possono essere equiparate a fake news in quanto hanno più caratteristiche di un sistema di cyberterrorismo. Secondo il mio pensiero, che è di parte a sostegno delle imprese, ogni norma deve essere completa e dettagliata in ogni sua parte per essere rispettata, senza che essa precluda, limiti e/o responsabilizzi il solo produttore commerciale.