La teoria del Caos con nuove visioni
La paura di perdere il controllo di una situazione ha spesso un effetto deturpante sulla nostra psiche. Non solo a livello personale, ma anche nelle aziende si hanno degli effetti devastanti quando si evidenziano situazioni accidentali su sistemi di gestione, di pianificazione e di controllo che sono stati costruiti con sofisticate teorie deterministiche. La teoria delle complessità illustra come l’evoluzione di un sistema complesso non sia sempre prevedibile quando si trova in un punto di biforcazione al margine del caos. Anche se il modello di pianificazione è stato progettato sulle prevedibilità e linearità dei processi di una impresa, tenendo conto anche delle continue previsioni degne di attendibilità calcolate con algoritmi, questo non può essere sempre determinante e assoluto, in quanto ogni azienda è anche inserita in un contesto di relazioni e interazioni verso l’esterno che influiscono sul sistema di pianificazione portando spesso a delle variazioni non prevedibili nel piano strategico standardizzato. In sintesi, in una condizione aziendale con sistema chiuso, il modello di tipo meccanicistico, può essere utile per la rappresentazione approssimativa delle possibilità e può gestire le situazioni accidentali in quanto prevedibili. Ma come comportarsi di fronte ad alcune situazioni di crisi e/o di interazione con gli ambienti o agenti esterni? …un disastro!! Chi è abituato e condizionato dalla cultura prevalente di tipo riduzionista, causa effetto, lineare, che ancora impera nel mondo del management e che si basa esclusivamente sulle cosiddette best practice con tecnologie avanzate, non sarà mai un leader del problem solving. La dottrina economica classica, le lezioni, i seminari e gli incontri, che ancora oggi continuano a propinare false verità di successo si contraddicono con gli attuali effetti economici. La correttezza formale di certe formulazioni possono essere sicuramente valide, ma i fenomeni economici e il comportamento dell’ambiente in cui opera un’impresa non è sempre un sistema chiuso di tipo meccanicistico. L’algoritmo viene generalmente descritto come “procedimento di risoluzione di un problema” ma non è definitivo in quanto è soltanto un procedimento sequenziale risolutivo che si basa su criteri di dati già conosciuti e immessi in un sistema. Pertanto al limite delle conoscenze cognitive e alle criticità generate da fattori esterni soltanto un approccio euristico potrà creare un nuovo metodo di approccio alla soluzione dei problemi, che non segue un chiaro percorso, ma che si affida all’intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, creando nuovi sviluppi teorici e scoperte empiriche. Per quanto l’essere umano si è evoluto, nessun sistema meccanicistico ha ancora sostituito la “ricerca” della forza euristica e spero che questo non avvenga mai. Tutte le scoperte generate dalla reazione euristica, per quanto non sono sempre classificabili in soluzioni di successo nella risoluzione del problema, si distaccano dal metodo razionale e danno vita nelle diverse epoche a nuove visioni culturali incondizionate, a mutazioni e cambiamenti anche radicali. Per quanto una situazione accidentale non prevedibile o il caos possa generare situazioni di agitazione e di preoccupazione, l’esito dell’elaborazione rileverà sempre un arricchimento dei criteri non previsti prima. Non per caso la famosa dicitura del discusso filosofo Friedrich Nietzsche, che ormai decora solennemente alcune t-shirt, tazze, poster, etc. , fu coniata dall’autore non tanto per ornare questi prodotti, ma per introdurci in un pensiero riflessivo, in quanto “bisogna avere il caos dentro di se’ per partorire una stella danzante” e non da una situazione sistematica. L’uomo difatti è un essere decisamente particolare, dà il meglio quando si trova ad affrontare enormi difficoltà, perché ciò che fa male, permette di elevarsi ad una condizione diversa.