Le pelli che ricoprono il corpo degli animali sono oggetto di notevole interesse essendo la materia prima con la quale, attraverso un processo denominato “concia”, si realizzano cuoio e pellicce. Durante questa lavorazione le pelli vengono trattare in modo da renderle imputrescibili, dando a questi materiali flessibilità, resistenza e morbidezza.
La pelle è costituita da più strati di tessuto:
- l’epidermide, cioè lo strato più esterno, a sua volta comprendente uno strato superficiale, chiamato “corneo” (costituito da cellule morte appiattite che si rinnovano in continuazione) e da uno strato più interno, detto “mucoso”, composto da cellule vive in continua moltiplicazione;
- il derma, cioè lo strato intermedio, più spesso, costituito da fibre di collagene parallele alla superficie, il quale con la concia si trasforma in cuoio. La parte superiore del derma, dopo la concia, viene denominata “fiore” (considerata di maggior pregio rispetto alla parte inferiore, chiamata “crosta”);
- lo strato sottocutaneo, interno, costituito dal grasso e dalla carne non eliminati durante la scuoiatura.
Mediante le operazioni di concia si possono abbassare, fino un certo punto, le caratteristiche naturali della pelle. A volte risultano migliorate e aumentate, ma anche ridotte e persino annullate. Così, ad esempio, una pelle finita può diventare più flessibile o rigida, secondo i procedimenti a cui è sottoposta. Se questi trattamenti non sono adeguati, la pelle può diventare inutilizzabile. Nel potere di questa tecnologia si basa l’abilità del conciatore.
Le pelli da confezione, oltre che soddisfare alcune esigenze fisiche (resistenza, flessibilità, ecc.), devono anche rispondere ad alcune esigenze estetiche (tatto, colore, aspetto, ecc.). Quindi, la tecnica del conciatore è di fondamentale importanza e questa tecnica, costantemente migliorata durante le generazioni, ha reso al prodotto non solo la funzione di coprire, ma di renderlo una materia confezionabile.
1. Analisi visiva
Osservando attentamente un pezzo di pelle conciata si possono distinguere gli elementi che si indicano nelle figure 1 e 2.
La superficie esterna della pelle, una volta depilata (calcinata), si chiama fiore. È il lato esterno di un gran numero di articoli in pelle (nappe per confezione, tannini per guanteria, calzatura, tappezzeria, ecc.). Sul fiore della zona depilata si possono osservare i fori da dove spuntavano i peli o la lana, la cui speciale disposizione è peculiare in ogni razza o specie.
Il lato interno della pelle, che è in contatto con il corpo dell’animale, si chiama carne o lato carne. Su questo lato si rifiniscono altri generi di aspetto felpato, che prendono il nome generico di camoscio. Quando una pelle non è stata depilata (calcinata) è adatta per articoli di pelletteria come il montone, doubleface, napalan, toscanas e imitazioni varie.
Fig. 1. Pelle lato fiore o nappa a sinistra, dove si vedono le aperture pilifere, e lato carne a destra.
Riguardo al suo aspetto in sezione, la pelle non è omogenea su tutto lo spessore.
Osservare la figura 2, che mostra la struttura dello spessore di un cuoio bovino. Nel centro del cuoio, i fasci di fibre sono più grandi, ma si suddividono man mano che si avvicinano alla superficie esterna dove crescono i peli nell’animale vivo. È la sottigliezza delle fibre che si intrecciano sulla superficie esterna, la quale proporziona il fiore fine e liscio caratteristico della pelle. Sulla superficie del lato carne, che in vita è aderito ai muscoli dell’animale, le fibre tendono a essere orizzontali, formando uno strato circoscritto o di carne della pelle.
I peli sono situati in un lato specifico della pelle, strato di fiore, che si estende dalle radici del pelo alla superficie esterna. Lo strato fibroso subito inferiore è il derma profondo.
Fig. 2. Sezione della pelle bovina.
Esempio di una porzione di pelle: l’apertura del pelo attraversa l’epidermide è molto evidente a occhio nudo in una nappa di alta qualità
2. Caratteristica della pelle
Ogni pelle conciata ha la forma caratteristica dell’animale dal quale proviene, non necessariamente la più conveniente per il confezionista. La superficie di ogni pelle è limitata anche dalla dimensione dell’animale, cosa che giustifica perché il cuoio bovino fornisce una pelle conciata più allungata e con un’area superiore a quella dell’agnello. Attualmente, la maggioranza dei capi si elabora con la pelle di agnello e, in misura minore, di vitello, di capra e di maiale.
Per staccare la pelle, il primo taglio si fa lungo il centro della pancia. La pelle che copre la schiena e i fianchi dell’animale occupa la parte centrale della pezza, cioè, il groppone, e i due lati, o fianchi, sono della pancia.
Le pelli ovine e suine si conservano intere, mentre il cuoio bovino, essendo molto più grande, normalmente viene diviso dalla spina dorsale in due parti. In alcuni casi i fianchi sono separati e il resto della parte centrale è venduto come groppone.
La pelle di questi tre tipi di animali ha la stessa struttura di base: consiste in innumerevoli fasci di fibre sottili, i quali non si intrecciano in due direzioni, com’è nel caso del tessuto, ma in varie, che sono apparentemente disordinate e, tuttavia, risulta essere il disordine perfetto per un intreccio indistruttibile.
Questo è il motivo per cui la pelle conciata non si sfilaccia tagliandola, al contrario del tessuto. Qui non esistono i fili incrociati (trama e ordito) caratteristici dei tessuti meccanici convenzionali, bensì un miscuglio di fibre intrecciate a caso in ogni direzione, formando una specie di feltro. È la lavorazione che gli inglesi chiamano non-woven, equivalente al non tessuto. Sono fibre sottili e compatte sulla zona delfiore, che si ingrandiscono e si gonfiano sulla parte interna o derma profondo.
È questo singolare tessuto fibroso che proporziona alla pelle conciata le sue proprietà uniche di flessibilità e resistenza, la sua capacità di adattarsi a forme diverse e, piegandosi, formare una struttura superficiale di sottili pieghe, donando bellezza estetica. Le fibre hanno la qualità di essere traspirabili e così si dice che la pelle respira. L’aria che si trova tra le fibre forma un isolamento perfetto, così la pelle protegge contro il freddo e il caldo.
La peculiarità di questo tessuto vivo e, la sua qualità più straordinaria, la stabilità e consistenza dell’intreccio è tale che permette di sezionarla longitudinalmente senza romperla, ottenendo non una, bensì varie lamine tessute, caratteristica del tutto impossibile in qualunque altro tipo di tessuto confezionabile, neanche sul feltro. Naturalmente questa possibilità si è ottenuta con la moderna tecnologia, che ha fornito un macchinario di taglio di altissima precisione.
2.1 Le fibre della pelle
- Queste fibre, che formano la materia prevalente della pelle, sono state ampiamente studiate, sia per l’interesse nel settore dei conciati che per la loro grande importanza in biologia, fisiologia e anatomia. Sono composte da una proteina chiamata collagene. Questa parola significa generatore di colla, perché, bollendo nell’acqua queste fibre di pelle senza conciare si disfano, in gran parte, dando luogo a uno scioglimento di colla o gelatina.
- Il collagene è la proteina fibrosa trovata in tutti gli organismi multicellulari ed è la più abbondante nei mammiferi, nei quali raggiunge un 25% della sua composizione. La proprietà caratteristica del collagene è che forma fibre insolubili che possiedono un’alta resistenza alla trazione.
- Quando la pelle è separata dall’animale, le sue fibre di collagene contengono un 60% di acqua, necessaria per mantenere la sua flessibilità, ma, con tale quantità di acqua, entrano facilmente in fermentazione. Seccandole si evita questa fermentazione, però le fibre, e tutta la pelle, restano dure, cornee e fragili, in sintesi, rimane un materiale inutile.
- Con la conciatura si provoca il fissaggio chimico dei prodotti che stabilizzano il collagene, il quale consente di essere fermentabile e resta così o con più flessibilità di quando era un tessuto vivo.
Si può dire, pertanto, che una pelle conciata è formata per un intreccio feltrino di fibre di collagene stabilizzate chimicamente.
Penetrando nelle fibre ci si può chiedere ora: essendo la pelle un agglomerato di fibre, perché i tessuti simili ottenuti con fibre sintetiche non hanno lo stesso comportamento? Con questa domanda si afferma già che il comportamento delle fibre sintetiche non è lo stesso di quello della pelle. Questo si cerca di spiegarlo più avanti, nello studio comparativo tra le proprietà di vari tipi di fibre.
2.2 La torcitura naturale delle fibre
Nell’industria dei filati, per formare il filo si allinea parallelamente, prima, un numero determinato di fibre, e dopo si procede a dargli una torcitura su se stesse. Con questa operazione si ottiene il filo con una buona resistenza alla trazione. Ecco un caso in più nel quale l’uomo, in modo forse distratto, ha imitato la natura. Gonfiando le fibrille con un trattamento alcalino, si ottengono nuove forme di fibre allentate e separate dal gonfiore alcalino e si osserva come ogni fibrilla si stende in un fascio di altre fibrille ancora più sottili, intrecciate tra loro da una chiara torsione elicoidale.
La natura si può chiaramente presumere che per rinforzare le fibre che elabora deve dargli una torsione sulle stesse.
Questa è la spiegazione dell’alta resistenza alla trazione che presentano le fibre della proteina chiamata collagene, alla quale si è fatto riferimento sopra.
2.3 La superficie interna della pelle
Ognuna di queste micro fibrille su cui si stende la pelle presenta una superficie che viene delineata con l’aria o con i materiali vicini.
La superficie totale di queste micro fibrille è la somma di tutte loro, e si chiama superficie interna della pelle. Dovuto a questa struttura multi fibrillare, è ovvio che la superficie interna della pelle raggiunge valori altissimi. Questa superficie interna si misura in metri quadrati per grammo di materiale, e nelle fibre naturali (pelle, cotone, lana) raggiunge valori ancora più alti. Heidemann e Riess hanno determinato questa superficie su pelle di agnello senza concia e hanno trovato il valore di 140,7 m² per grammo di pelle pura. Questo motiva anche la ritenzione di acqua negli spazi interfibrillari, per capillarità.
2.4 Umidità tra le fibre
Il fenomeno della ritenzione e movimento di liquidi per capillarità è di vitale importanza in natura. È ciò che permette di far salire la linfa dal fusto dei vegetali, l’olio dallo stoppino della lampada o la cera fusa dalla candela. Se questi steli e stoppini fossero di materiale solido, senza spazi interfibrillari capillari, i liquidi non salirebbero.
Ora si può comprendere una delle ragioni che permettono alla pelle di trattenere e lasciare circolare grandi quantità di acqua, detta interfibrillare. Le fibre sintetiche, certamente, sono ben lungi da essere in grado di uguagliare la pelle per quanto riguarda la ritenzione di acqua interfibrillare. La loro finezza è limitata dalle possibilità tecniche di formazione, che difficilmente permettono settori inferiori ai 10 micron, mentre si è già visto che le fibre della pelle possono raggiungere spessori vicini alle dimensioni molecolari.
2.5 Tasso legale di umidità
Esiste un’altra forma di ritenzione di acqua nelle fibre, dove la pelle supera chiaramente tutte le fibre chimiche. È l’acqua che si unisce alla struttura chimica del collagene conciato, chiamata acqua di combinazione. Non entra nel proposito di questa pubblicazione studiare i dettagli dell’unione chimica dell’acqua alle fibre, dato che si è detto di non approfondire tali temi che, comunque, non sono strettamente necessari per capire il problema.
L’acqua di combinazione è la percentuale di acqua che assorbe la pelle in un’atmosfera con il 65% di umidità relativa e a 21°C di temperatura, rimanendo in questa il tempo sufficiente per stabilirne l’equilibrio. Si calcola il peso della pelle asciugata a 100°C.
Nell’industria tessile quest’acqua riceve il nome di tasso legale di umidità. È una cifra base per la transazione commerciale delle fibre naturali, che si realizzano secondo il peso delle stesse, ed esistono laboratori specializzati sulla sua determinazione (Laboratori di Preparazione). Le pelli che contengono l’acqua corrispondente a questo tasso legale non hanno l’aspetto di essere bagnate, si vedono asciutte. Invece, i tessuti fatti con fibre dal tasso legale non valido si vedono impregnati già con percentuali di acqua solo del 15%.
2.6 Porosità
La grande capacità di ritenzione d’acqua nella pelle ha un limite: la saturazione. Una volta raggiunta, il cuoio inizierebbe a essere sempre meno confortevole man mano che aumenta la quantità di acqua. Tuttavia, in pratica non succede così, perché la porosità della pelle facilita l’acqua a salire all’esterno, dove evapora.
Pelle tinta alla quale si è fatto un trattamento per respingere l’acqua, senza per questo perdere la sua porosità. Di questa pelle si è tagliato un disco per l’esercizio del seguente grafico. Osservando a prima vista il fiore di una pelle solo conciata, senza aver ricevuto strati di prodotti di finitura sulla superficie, sembra di vedere una materia che non ha più pori da quelli delle guaine pilifere che la attraversano in tutta la sua estensione.
L’applicazione di strati o pellicole di prodotti di finitura sul fiore o la carne può modificare o annullare tale proprietà, perdendo così una delle caratteristiche rilevanti della pelle. Questo è così rilevante da danneggiare persino la denominazione delle pelli quando portano questi strati di copertura.
Il Consiglio Internazionale di Conciatori nella revisione del “Glossario della Pelle”, realizzata nel 1983, stabilisce che non si possono denominare pelle o cuoio quelle senza uno strato di finitura superiore a 0,15 mm. Quando lo strato è compreso tra 0,15 mm e una terza parte dello spessore totale del prodotto, viene quindi denominata pelle ricoperta o cuoio ricoperto.
3. L’analisi biochimica della pelle
Composizione della pelle animale
Acqua: 65%
Proteine: 33%
Minerali materia: 0,5%
Sostanze grasse : 2-6% (bovino, vitello); 2-10% (capra); 5-30% (pecora)
Le proteine della pelle animale:
Proteine globulari (ca. 3.5 %)
Albumines: rimosso in le operazioni di riviera
Globulines:
Proteides Vari:
Melanines:
Proteine fibrose
Collagene 98%: sostanza strutturale per cuoio manking
Elastina 1%:
Cheratina (epidermide, capelli) 1%:
La composizione chimica delle proteine
40-45%:carbone
6-8%:idrogeno
19-25%:ossigeno
16-19%:di azotonitrogen
0,5-2,5%: zolfo, fosforo, ferro, bromo, cloro
La cheratina è un contenuto di zolfo 3 al 5%
3.1 Il collagene della struttura fibrosa
Fibra composta di fasci di fibre (20 – 200 micron di diametro) che a loro volta costituiti da fibre elementari (circa 5 micron di diametro), e questi di fibrille (10 – 100 nm di diametro), e questi di microfibrille (circa 5 nm in di diametro), e queste delle macromolecole.
Le molecole di collagene (tropocollagene) sono circa 280 nm a lungo, circa 1.5 nm di diametro ed hanno un peso molecolare di circa 300000. Essi sono composti da tre catene polipeptidiche che sono riunite insieme in forma di elica (tripla elica) e che consistono in aminoacidi che sono collegate tra loro da legami peptidici. 1 kg di pelle cruda ha un reattivo interna superficie della fibra di 1000 – 2500 m2.
3.2 Aminoacidi
Gli aminoacidi sono i costituenti delle proteine. Esse contengono il gruppo amminico-NH2, il gruppo carbossilico-COOH e il radicale-R. La formula generale è:
Il radicale-R caratterizza gli aminoacidi e li classifica nei seguenti gruppi:
- Non polari, non reattivi = idrogeno, composti alifatici, aromatici.
- Polari, reattiva = -OH, -SH, -COOH, -COO–, -CO-NH-, -CO-NH2, -COOR, NH2, NH3 +
Ci sono 20 differenti aminoacidi nella struttura del collagene e 21 – 22 in quella di cheratina. Tipico di collagene è la presenza di idrossiprolina (HYP) e glicina (Gly), caratteristica della cheratina è la presenza della cistina contenenti zolfo aminoacido (CYS).
Struttura di una catena polipeptidica di amminoacidi (AA)
Legami peptidici multipla (n) dare polipeptidi in forma di lunghe catene (n) per il collagene circa 1000
Collegamenti in ponte di proteine
Ponti che collegano decisamente influenzare la struttura, la stabilità, la capacità di reazione e il comportamento complessivo delle proteine. Essi possono verificarsi all’interno della catena di peptide (intrachain longitudinale collegamento trasversale) o tra due o più catene di peptidi adiacenti (l’altro collegamento trasversale catena di fondo).
3.3 Principali collegamenti di valenza (legame covalente)
a. Ponti disolfuro della cistina
collegamento longitudinale
collegamento trasversale
b. Ponti di collegamento tra i gruppi carbossilici ester e idrossile in catene laterali
c. catena laterale ponte legami peptidici tra l’acido e il amminoacidi basici
3.4 collegamenti secondari valenza (legame non covalente)
a. Legami ponte idrogeno tra i gruppi peptidici o tra lato catene e gruppi di peptide
b. Legame ionico tra catene laterali cariche (formazione di ponti sale electrovalent)
c. Idrofobo (non polari) legami ponte tra le catene laterali di idrocarburi
4. Proprietà fisiche e chimiche del collagene e della cheratina
Caratteristiche generali del collagene nella pelle di abbronzarsi
Collagene
- E ‘bianco, duro e fragile quando asciutto.
- Insolubile in acqua fredda e solventi organici.
- L’assorbimento di acqua fino al 70% del peso dei tessuti, in parte si depositano sotto forma di acqua o di acqua capillare di idratazione.
- L’assorbimento di vapor d’acqua fino al 50% sul peso del collagene.
- Vantaggio decisivo per quanto riguarda la sostituzione di materiali sintetici.
- E’ possibile proteggere dalla disidratazione.
- Con il riscaldamento continuo in presenza di acqua, il contratto di fibre ad un terzo della sua lunghezza originale e costruire insieme in maniera irreversibile.
- Spettacoli minimo gonfiore nel punto isoelettrico.
- Diluire acidi ed alcali provoca gonfiore dovuto al carico. Ad esempio, un aumento di peso e di volume a causa del maggior consumo di acqua (reversibile, quasi senza cambiamenti nella struttura del collagene)
- Hydrotropic aumento sostanze infiammazione e ridurre la temperatura della fondazione, la polarità forti creare collagene solubile
Cheratina
- Tenore di zolfo Caratteristica di 3 – 5% (ponti disolfuro della cistina).
- Idroliticamente divisibile per riduzione e ossidazione.
Hofmeister o serie liotropici
Il Hofmeister o il marchio della serie liotropici l’effetto gonfiore di sali neutri sulle proteine. L’effetto della anione è più pronunciata di quella del catione.
Cationici serie: Calcio – stronzio – bario – magnesio – litio – ammonio – sodio – potassio.
Anionico serie: Rhodanide – ioduro – bromuro – nitrato – cloruro – acetato – solfato – tiosolfato
5. Classificazione delle pelli
Le pelli si distinguono innanzitutto per l’animale di provenienza, dal peso e dal sesso dell’animale, dallo stato di conservazione, etc.:
- bovine, indigene (provenienti dall’Italia o dall’Europa) oppure esotiche (pelli americane, asiatiche, africane, australiane). Si distinguono in:
- Pelli leggere: pelle di vitello (più pregiate), pelle di vitellone;
- Pelli pesanti: pelle di toro, pelle di bue, pelle di vacca.
- ovo-caprine, provenienti principalmente dai paesi settentrionali dell’Africa, dall’Asia e dall’America. Sono ottime pelli con buona resistenza, adatte alla produzione di tomaie e fodere per calzature. Sono di notevole importanza le pelli di animali più giovani (capretto), con una grana del fiore molto pregiata. Le pelli ovine, meno pregiate, sono invece utilizzate principalmente per le fodere. Le pelli di montone, infine, sono conciate con pelo e si utilizzano soprattutto per calzature e capi invernali.
- suine (maiale, cinghiale, peccari), hanno un fiore a grana molto grande, e sono utilizzate per la produzione di cuoi per fodere.
- equine (cavallo, asino, mulo)
- di rettile (caimani, lucertole, serpenti)
- altre (struzzo, canguro…).
Il valore commerciale di una pelle è determinato, oltre al tipo di animale di appartenenza, anche alla zona. Generalmente sono più pregiate le zone esposte a minore logorio od usura durante la vita dell’animale, la parte più pregiata è il groppone in quanto ha più spessore, seguita dal collo, dalla culatta, dai fianchi (più sottile), dalla testa, dalla coda e dalle zampe. Secondo il tipo di animale, la suddivisione può variare leggermente.
Ulteriormente il valore commerciale è determinato anche dalla consistenza, o densità, in base alla quale si hanno pelli a mano vuota o piena e, quindi più o meno sostenuta; dal peso, che determina densità e spessore; dagli eventuali difetti dovuti, per esempio, a danni da filo spinato, cicatrici, parassiti, tagli o scalfiture inflitte durante la scuoiatura o a cattiva conservazione.
6. Difetti delle pelli grezze
Le irregolarità o i difetti delle pelli sono generalmente prodotti da cause molto diverse, persino all’interno della stessa pelle, e da motivi ancora più vari quando si tratta di pelli di razze diverse. La pelle ovina, per esempio, varia notevolmente le sue caratteristiche secondo i paesi e in base alla provenienza della bestia. La prima questione da chiarire è se queste irregolarità sono caratteristiche proprie della pelle, naturali per quel tipo di pelle o se sono veramente difetti. Al professionista risulterà sempre di grande utilità familiarizzare con le particolarità dei generi con cui lavora per conoscere la loro selezione. Questo è fondamentale se si tratta di un professionista il cui incarico è esattamente selezionare i generi, come nel caso del conciatore e, soprattutto, il responsabile degli acquisti. Tuttavia, anche per il confezionista, che deve tener conto del comportamento di una pezza di pelle del capo, utilizzare la giusta classificazione ha un’importanza decisiva per la durabilità della sua confezione, affinché non deformi la sua struttura originale, resista alla sfregatura nelle parti più esposte e mantenga le finiture.
Riepilogando, si deve considerare che la qualificazione di una pezza dipende anche dalla giusta identificazione e valutazione dei suoi difetti. Questo vale per tutte le pezze e in qualsiasi fase della loro vita, dal macello al tavolo del taglio o il laboratorio di confezione, persino durante il periodo dell’utilizzo del capo.
Si fa ora riferimento a quelle irregolarità della pelle che sono difetti veri e propri. Due grandi tipi di difetti sono sia quelli prodotti durante la vita dell’animale, sia quelli ottenuti dopo la morte fino al processo di conservazione e poi durante la conservazione e fabbricazione delle pelli e nei trattamenti di finitura.
6.1 Difetti tipici della razza
- Esistono pelli con caratteristiche indesiderabili, attribuibili alla razza dell’animale da cui proviene.
- Le più frequenti sono dette pelli “vuote” o “piene” in base alla provenienza della pelle bovina.
- Le pelli merino presentano una lana molto raffinata, di alta qualità, ma il centro ha un gran numero di piccoli fori che non trafiggono la pelle, oltre ad avere di solito le costole molto marcate.
- Le pelli di agnello possiedono una proporzione di grasso nel derma più o meno eccessiva che deriva dal tipo di alimentazione.
- All’invecchiare dell’animale, di qualsiasi razza esso sia, le pieghe del collo aumentano e diventano più profonde.
6.2 Difetti causati da incidenti e malattie
- In base all’allattamento dell’animale, questo è soggetto a certi rischi di ferite, malattie e incidenti.
- Le malattie che l’animale soffre in vita agiscono negativamente sulle caratteristiche delle pelli.
- L’iper-cheratosi porta a un eccessivo spessore dello strato esterno della pelle meno elastica e a una forte squamatura, producendo grinze molto pronunciate sulle parti con questa malattia, per esempio nel collo, senza poterle togliere in conceria.
- In particolare, i tumori, gli eczemi, le erisipele, le verruche e i brufoli, e altre, sono cause di danneggiamento della pelle.
6.3 Difetti prodotti da parassiti
- Gli animali con scabbia si grattano costantemente, iniziano con la rimozione del pelo o lana dalle parti scabbiose, fino a prodursi vere ferite sulla pelle.
- I foruncoli sono fori circolari o cicatrici guarite, prodotti da larve entrate nella bestia per via orale, penetrano transitoriamente nei loro intestini e poi emigrano verso la zona esterna sottocutanea, producendo, sviluppandosi, un gonfiore della pelle evidente a occhio nudo. La larva produce una metamorfosi fino a trasformarsi in mosca, apre poi un foro nella pelle per uscire all’esterno. Questa apertura caratteristica della pelle si denomina foruncolo. Se prima di essere sacrificato l’animale ha avuto abbastanza tempo per guarire la ferita, si vedranno le cicatrici dette foruncoli guariti.
- Anche molti altri parassiti simili come i pidocchi, le zecche, ecc., causano nelle pelli cicatrici di vari tipi.
6.4 Difetti causati dal macello
- Nello scuoiamento dell’animale si possono causare sulla pelle tagli che la penetrano, rotture del fiore per un’eccessiva pressione mentre si strappa la pelle con mezzi meccanici o manuali.
- Durante lo scuoiamento o dopo, il pelo può restare sporco di sangue, eccellente brodo di coltura per i germi che danneggiano il fiore.
- Se tale operazione non è effettuata correttamente si può ottenere una pelle con forma irregolare e meno valutata.
6.5 Difetti prodotti da azione meccanica
- In alcuni paesi, per poter identificare il bestiame, lo marchiano con il colore o con bruciature, danneggiando la pelle.
- Le cicatrici da graffi sono causate dallo sfregamento con il filo spinato e quelle prodotte da operazioni chirurgiche sono molto ridotte in proporzione al resto dei difetti.
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