I prodotti intangibili della Z Generation
Certamente, ed è quasi naturale che di fronte ad un quadro o ad una scultura, ma anche altri, come oggetti d’uso quotidiano che osserviamo in un museo, possa scaturire in ognuno di noi un pensiero e una interpretazione che ricostruisca le abitudini delle antiche civiltà. Per più duemila anni gli attributi tangibili degli oggetti hanno dato vita spesso al riordino o quasi delle cose, creato un percorso di ricostruzione razionale e non, e permesso di creare una testimonianza materiale, nonché quello di comporre un quadro complessivo storico dei costumi e del commercio. Lo stato di conservazione, con cui alcuni reperti come le calzature, giunte fino ai giorni nostri, ci fa presagire tecniche di concia, di colorazione e di manifattura eseguite in modo sublime in modo da far risaltare le caratteristiche del prodotto. Le sostanze naturali per i tipi di trattamenti di cui facevano uso il popolo antico erano però così stabili e conservative più delle attuali sostanze chimiche? …chissà!! Tante domande e spesso lacunose sono le risposte legate alle industrie di oggi che ne fanno uso, in quanto sono sempre più legate alla riduzione dei costi e alla sfida della competitività. Ciò che è certo è che l’inquinamento creato dalle industrie entra in contatto con il corpo umano tramite l’aria, il ciclo dell’acqua, l’agricoltura, la pesca, l’allevamento e quindi nel ciclo alimentare. In pratica, mangiamo regolarmente l’inquinamento che produciamo. Molti interventi pubblici e internazionali hanno cercato, forse invano, una soluzione basata sulla cooperazione e molte aziende hanno aderito all’Agenda 2030 garantendo l’utilizzo di materiali ecologici, riduzione delle emissioni di CO2, impegni sociali e intervenire sull’aspetto sociale della produzione, ma spesso è solo una strategia di marketing in quanto le comunicazioni non sempre sono veritiere. Oggi, ulteriori attributi si sono aggiunti a quelli basilari che caratterizzavano e caratterizzano le calzature. Termini intangibili come biodegradabili, eco-sostenibili e riciclato danno vita all’economia circolare, la quale estende il ciclo di vita dei prodotti, riducendo i rifiuti al minimo. Molti ragazzi della “Z Generation”, dopo le manifestazioni dell’ambientalista svedese Greta Thunberg, si associano attraverso l’utilizzo di internet con la condivisione di contenuti social, sviluppando un livello di coscienza comune su queste tematiche principali. Una rivoluzione che si innalza e critica le scelte evolutive dei loro padri con l’intenzione di debellare ogni reperto o materiale contaminante dal suolo terrestre, ma senza rinunciare alle tecnologie come internet che altro non sono che dei risultati evolutivi ottenuti anche da elementi contagianti. L’utopia di mantenere un agiato stile di vita come quello attuale e fornirsi di ciò che ci viene donato dalla natura e riconsegnarlo alla natura stessa senza che questo possa modificarne l’aspetto ambientale è sicuramente una aspirazione ideale. Allora si al principio della conservazione della massa enunciato da Lavoisier, ma quali elementi di intercessione rimarranno tra un neofito bene e il prodotto derivante dai diversi processi di riciclo? Certo in futuro, chissà quali pensieri e interpretazioni si articoleranno nelle nuove generazioni che visiteranno i musei quando alla vista dei reperti legati alla Z Generation, godranno solo di aspetti intangibili, immateriali e/o invisibili?