l’intramontabile pelle Suede
Dall’aspetto vellutato e dalla mano morbida, la pelle scamosciata, in francese suède o velours e in inglese suede, è sicuramente il materiale che ha caratterizzato diversi periodi storici e culturali attraverso utensili, abbigliamento e accessori vari. Uno di questi articoli più iconici e famosi sono le Blue Suede Shoes, ovvero le scarpe scamosciate blu della famosa canzone del 1956 di Elvis Presley, che vennero poi esposte al Museo Elvis-A-Rama di Las Vegas. Ma a parte la punta di ironia, anche se la notizia è ormai parte integrante della storia del movimento musicale del rock, essa non è sicuramente la più ragguardevole, diversamente, è perchè esistono molteplici testimonianze che attestano che la pelle scamosciata è stata utilizzata dall’uomo per produrre calzature e abbigliamento in origini più antiche. Difatti, le particolari calzature usate dalle tribù degli indiani d’America, realizzate in pelle come guanti per fasciare i piedi, ne sono la testimonianza. Un genere di mocassino, ideale per proteggersi dai rigori del clima, veniva indossato con il pelo della pelle rivolto verso l’interno facendo intravedere in superfice il lato carne scamosciato. Ma ancora più sorprendente, anche se è indecifrabile perché mal conservate, è la scoperta e l’attestazione del metodo con cui sono state realizzate dalla parte del fiore o dal lato carne con effetto smerigliato, sulle sette paia di scarpe in pelle ritrovate in un antico tempio egizio a Luxor, nei pressi dell’antica Tebe, create più di 2000 anni fa, ma con una tecnica che si riteneva fosse stata utilizzata dal Medioevo in poi. …una fake news, chissà? Analoghe scoperte, ma con attestazioni più veriterie, è invece quella della calzatura in pelle e lacci portata alla luce in una cava in Armenia che risale ad un’epoca di più di 5000 anni fa. Perfettamente conservata e mantenuta, grazie al contenuto della fossa che era stata sigillata con diversi strati di escrementi di pecora e da un ambiente fresco e asciutto, è realizzata in pelle bovina e conciata con oli vegetali. Questa è la più antica calzatura in pelle, anche se meno sofisticata della scarpa di cuoio che indossava l’uomo di Ötzi, che invece era caratterizzata da una suola in pelle d’orso e parti di tomaia costituite in pelle di cervo in aspetto alternato tra lato carne scamosciato e lato fiore.
L’altra faccia della pelle.
L’uso della pelle di animale è pertanto antichissimo nell’evoluzione dell’uomo. Vestirsi con la pelle animale non è stato per l’uomo soltanto un modo per proteggersi dal freddo e dalle intemperie ma anche un mezzo per trasmettere diversi significati, tra cui quelli di comunicare il proprio orgoglio e coraggio. Fin dall’antichità, colui che indossava un certo tipo di pelliccia trasmetteva difatti, attraverso il disegno e la struttura naturale del pelo dell’animale, la propria elevazione sociale e il proprio potere. Questi riflessi dettati dal costume della pelliccia sono stati attribuiti anche a divinità ed eroi Greci. Eracle era ricoperto dalla pelle di leone, Dioniso dalla pelle di cerbiatto; Zeus e Atena protetti da una pelle caprina. Anche priva del disegno del mantello pilifero la pelle ha caratterizzato, e differenzia tutt’oggi, un certo stile di cultura. È spesso associato ad uno stile militare e rigoroso, ma anche come sinonimo di ribellione e di anti-sistema, come si evince dalle testimonianze del secolo scorso che ci sono rinvenute dal movimento della cultura rock, rockabilly, hippy, punk, gothic, etc..
Il linguaggio comunicativo della superficie esterna della pelliccia e/o del pellame ha avuto pertanto una certa influenza sull’uomo, ma quale messaggio poteva essere attribuito al pellame usato dal lato carne con l’effetto scamosciato? Su questa variante non sono giunte mai attestazioni particolari. Certo, considerata una similare uniformità dettata dall’aspetto smerigliata tra le diverse pelli, potrebbe portarci a pensare ad un segnale di uguaglianza tra le persone che la utilizzavano, ma questa è solo una analisi personale che non può essere adottata come principio ragionevole. Ciò che è sicuramente certo, è che questo metodo di ribaltare la pelliccia era usato soprattutto per una soluzione riscaldante e confortevole senza pensare che un giorno l’altra faccia del pellame potesse essere un’alternativa di tendenza nei materiali di origine animale.
L’appellativo improprio dello scamosciato.
Come è stato prima ipotizzato erroneamente, l’aspetto smerigliato e vellutato della pelle non è in realtà equivalente a tutti i materiali denominati scamosciati che si trovano in commercio. Per intuito definiamo che questo tipo di materiale sia ricavato dalla pelle del camoscio, ma, come tutti gli esperti del settore sanno, esiste una differenza elevata e un valore diverso tra una pelle scamosciata ed un’altra, soprattutto se ricavata dal lato carne o dal lato fiore. Quest’ultima difatti ne fa una distinzione in quanto il pellame grezzo è diviso in diverse sezioni. La superficie esterna della pelle, una volta depilata, si chiama fiore. Su questa zona si possono osservare i fori da dove spuntavano i peli, la cui speciale disposizione è peculiare in ogni razza o specie animale. Il lato interno della pelle, che è in contatto con il corpo dell’animale, si chiama carne, lato carne o crosta.
La pelle scamosciata è pertanto un tipo di pellame con una speciale finitura e, nonostante il nome, le pelli scamosciate sono pelli solitamente di origine bovina o ovicaprina (vitellini, capre, montoni, agnelli, incrociati ecc..), che vengono lavorate dalla parte della crosta, attraverso cicli di processo di spaccatura, concia e riconcia, tintura e smerigliatura. Per produrre questo materiale si usa ovvero la parte interna “meno nobile” del derma dell’animale, al fine di ottenere un pellame con un effetto setoso e vellutato. Quasi tutte le pelli grezze da conciare che presentano maggiori difetti sono destinate alla rifinizione “scamosciata” anche se alla fine rimangono ugualmente pellami di pregio. Diversamente invece se la smerigliatura avviene sul lato fiore, Il fattore economico sarà diverso e il costo sarà notevolmente più alto nel rispetto di quello eseguito dal lato crosta. La vera pelle scamosciata di camoscio, renna o daino, è sempre smerigliata dalla parte del fiore in quanto si ottiene un effetto e una superficie ancora più delicata e setosa al tatto. Il costo di produzione di questo pellame però è maggiore rispetto alla classica pelle scamosciata, ma orrnai la sua diffusione sul mercato è assai minore se non quasi inesistente, in quanto questi tipi di animali sono protetti e in via di estinzione e la loro caccia è vietata e/o controllata. L’alternativa a questi tipi di pellami pregiati è il nabuk. Per pelle nabuk s’intende un pellame pieno fiore di origine bovina o ovina, conciata al cromo o al vegetale, la cui superficie è lavorata con gli stessi procedimeni di smerigliatura e levigatura ed è considerata in genere molto pregiata in quanto realizzata con i migliori pellami.
Il suede: un materiale vellutato dal cuore ribelle.
Anche se i ritrovamenti archeologici mettono in dubbio il periodo di nascita dello scamosciato, di certo sappiamo che ad effettuare questa lavorazione e ad utilizzare la pelle per creare i loro indumenti come mocassini, pantaloni o casacche con le frange furono proprio gli indiani nativi americani. Uno stile che ha influenzato nettamente poi la cultura Western con indumenti similari ma destinati agli allevatori di bestiame. Indumenti che poi spesso finivano nei mercati dell’abbigliamento usato, ai quali attingevano molti giovani ribelli della cultura hippie. Sono loro, infatti, negli anni Settanta a rilanciare la moda di questo tipo di pellame in una nuova versione che oggi definiremmo etno-chic. Ma non solo abiti e giubbotti. Lo scamosciato ha reso celebri le famosissime Clarks, che i giovani sessantottini francesi le indossavano per scendere in piazza per opporsi al conservatorismo gaullista e per protestare contro la guerra in Vietnam. Molti anni prima però, le Creepers di Elvis Presley, menzionate in prefazione, divennero famose in quanto protagoniste nella canzone “blue suede shoes”. È questa difatti la rivoluzionaria calzatura gigante e dalla suola spessissima che in questa canzone riportava una tomaia in camoscio di colore blu. Pur facendo parte della cultura rock, in Italia le Creeper erano indossate dai darkettoni mentre in Inghilterra dai rivoltosi Teddy Boy. Successivamente le iconiche calzature Creeper, ormai appartenenti alla cultura rockabilly, furono adottate da tutta la cultura rock, punk, ska, indie, dark, e, per via di quegli strani e incomprensibili corsi e ricorsi della moda, sono ritornate in auge.
Il suede, dall’aspetto morbido, vellutato e delicato, che ha caratterizzato ciclicamente le culture della moda ha perso però, come la maggior parte delle materie di origine animale, un po’ di interesse a favore di una svolta eco-sostenibile in quanto artifice di inquinamento, di scarti e sfridi non riciclabili nei processi di riutilizzazione.
Il nuovo modello eco-rivoluzionario.
Perpetuamente ciclico per effetti delle mode e altalenante per opposizioni avanzate dagli ambientalisti, il suede o scamosciato è però un materiale intramontabile e resiliente. Dal cuore ribelle, in quanto spesso associato ad alcuni prodotti utilizzati dai movimenti culturali, l’eco-rivoluzionario suede, grazie al risultato di otto anni di impegno costante, di ricerca tecnologica al servizio di un futuro migliore e più responsabile, si è ripresentato nel mercato con un’anima green. Con un processo produttivo innovativo, denominato “evolo®”, che rispetta l’ambiente e i principi dell’economia circolare e che permette un uso più consapevole e virtuoso delle risorse, grazie ad una significativa riduzione dei prodotti chimici, riutilizzo delle materie prime senza ulteriore aggiunta di cromo e ad una notevole riduzione dell’acqua impiegata, il nuovo sued evolo® porta con sé un’etica ormai irrinunciabile.
Sciarada, storica azienda conciaria nata nel 1977, leader mondiale nella produzione di scamosciati Made In Italy di alta qualità per calzature, pelletteria e abbigliamento, è stata presente a Lineapelle 2022 con l’innovativo brand Evolo, con un suo prodotto suede nel rispetto completo dell’ambiente e dei principi dell’economia circolare per permettere un uso più consapevole e virtuoso delle risorse produttive.
Non una sfida facile per Sciarada, che, dopo oltre otto anni di prove, test e innovazione tecnologica del reparto R&D, ha dato vita oltre che ad un nuovo marchio, ad una visione orientata allo sviluppo sostenibile coniugata nel primo scamosciato sostenibile, brevettato e certificato.
Evolo è in grado di eliminare sei passaggi su sedici rispetto al processo standard di lavorazione dello scamociato Sciarada. Si parte dal recupero e la rigenerazione degli scarti di lavorazione del camoscio, riducendo del 66% l’acqua impiegata e del 36% l’utilizzo di prodotti chimici, senza aggiungere cromo ulteriore, con conseguente abbassamento di emissioni di CO2 fino al 66%.
Questo uso consapevole delle risorse già in partenza ha dato origine a un camoscio con performance addirittura superiori. Primo fra tutti la tenuta della colorazione nel tempo, Evolo mantiene invariata la tintura e grazie a questa caratteristica rende possibile procedere con rifiniture di pregio sul tessuto, che restituiscono sensazioni tattili morbide e vellutate.