Speciale Piano Transizione 4.0
Ci siamo, finalmente !!
In data 30 dicembre 2021, in piena “zona cesarini” come oramai accade da molti anni a questa parte, è uscita la tanto attesa Legge di Bilancio 2022 (Legge 234/2021) contenente, tra le varie, il prossimo quadro delle agevolazioni e dei benefici fiscali del Piano Transizione 4.0 previsti non solo per il 2022 ma anche per gli anni a venire.
Quanto previsto dai rumors della vigilia è stato avvalorato, tra aspetti positivi (pochi) e negativi (tanti).
Si conferma, come elemento certamente positivo, la volontà, non scontata, di dare continuità a (quasi) tutte le misure esistenti (fino al 2025 per i beni strumentali materiali e immateriali e fino al 2031 per le attività̀ di ricerca e sviluppo, mentre per quelle di innovazione e design il rinnovo vale solo fino al 2025). La Manovra 2022 segna definitivamente l’abbandono dell’era dei precari rinnovi annuali delle discipline incentivanti, che non consentono programmazioni strutturate degli investimenti e delle attività. Aspetto non secondario, visto che la certezza di una continuità delle varie misure per un periodo così lungo offrirà alle imprese la possibilità di programmare per tempo i propri investimenti.
Altro aspetto positivo è che la proroga avviene all’interno di uno schema d’intervento che resta invariato e coerente con il Piano del 2017, con agevolazioni fiscali che si basano su un meccanismo di incentivazione automatica con procedura standard e semplificata, non condizionata dai tempi di risposta della Pubblica Amministrazione, approccio all’epoca del tutto innovativo per il MISE e che in questi anni ha trovato grande favore da parte delle imprese.
La vera nota negativa è invece la conferma del tanto temuto “décalage”, termine elegante usato per addolcire la decisione della forte riduzione di tutte le aliquote per ognuna delle misure del Piano 4.0, con tagli davvero sensibili che non soddisfano nessuno.
In sintesi, se da un lato per il 2022 è confermato quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2021, lasciando inalterate modalità e aliquote, dall’altro viene convalidato l’ingresso del Piano 4.0 in una nuova fase per il successivo triennio 2023/2025 e fino al 2031, contraddistinta dalla pesante rimodulazione al ribasso delle aliquote a partire dal 2023.
Viene pertanto confermata la linea indicata dal MISE di una evoluzione naturale del Piano, nato all’epoca come misura shock per stimolare gli investimenti delle imprese e con l’intento di fornire misure una-tantum, che in tempo di pandemia si è giovato di iniezioni di liquidità senza precedenti anche grazie alle risorse del Next Generation EU. Questo è il motivo, ad esempio, dell’aumento dell’aliquota dal 40% del 2020 al 50% per il solo 2021.
Ma si comprende bene che tale scenario estremamente favorevole non è sostenibile nel lungo periodo e non può durare tal quale negli anni …
Proviamo a fare un Bilancio …
Sono passati poco più di 5 anni da quando, nel settembre del 2016, veniva presentato per la prima volta in assoluto il Piano Industria 4.0, reso operativo dalla Legge di Bilancio 2017. Da allora il Piano ha subito diverse modifiche: dagli aspetti formali, come il nome – prima passato a Impresa 4.0 e successivamente a Transizione 4.0 – agli aspetti sostanziali, quali la platea e l’orizzonte temporale di riferimento, le attività agevolabili, fino alle aliquote delle agevolazioni.
È tempo di bilanci per il Piano Transizione 4.0, ma anche di considerazioni sul futuro della misura, a partire dalle modifiche inserite nella Legge di Bilancio 2022.
Per meglio comprendere il quadro che ci aspetta nei prossimi anni, ripercorriamo le evoluzioni del Piano Transizione 4.0, evidenziandone le tante luci e qualche inevitabile ombra ed i risultati ottenuti (positivi e non), anche in relazione all’attuale situazione dell’economia e delle imprese italiane.
Si registrano risultati eccellenti sul piano degli investimenti e dei numeri …
Quando venne introdotto (ricordate il c.d. “Piano Calenda”, dal nome dell’allora ministro del MISE ?) il Piano puntava a stimolare una vera e propria rivoluzione culturale all’interno delle imprese, che allora vedeva un sistema imprenditoriale caratterizzato da un crescente deficit di produttività e da macchinari di produzione sempre più obsoleti. E anche le aziende che investivano non coglievano appieno le opportunità offerte dalla quarta rivoluzione industriale. Nel resto del mondo invece, si parlava già da anni di Industria 4.0.
A oltre cinque anni di distanza e sul finire (?) di una fase che è stata più volte definita come “la peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra”, sono proprio l’industria e gli investimenti a trainare la ripresa economica del nostro Paese, con la metalmeccanica che evidenzia una ripresa più virtuosa rispetto ai nostri vicini europei (Germania, Francia e Spagna).
In questi ultimi cinque anni il Piano ha consentito di raggiungere importanti traguardi in tema di investimenti in tecnologia altamente innovativa, ovvero in beni materiali (macchine, impianti, robot, ecc.) e immateriali (software, sistemi, piattaforme, ecc.), come l’aumento esponenziale degli investimenti in tecnologie 4.0 – tra cui IoT, Industrial Analytics, Cloud Manufacturing, Additive Manufacturing, Advanced Automation, servizi consulenza e formazione e Advanced Human Machine.
Inoltre, è importante sottolineare che il Piano ha avuto il merito di avvicinare alle tecnologie 4.0 anche molte piccole e medie imprese che, differentemente, non avrebbero avuto le capacità di investire in queste tecnologie, contrariamente alle grandi imprese.
Anche sul tema della ricerca e sviluppo, il Piano fatto sentire i suoi effetti, inglobando nel 2020 misure già esistenti dal 2015 e ampliandone, con le opportune modificazioni, l’ambito di applicazione, oltre a fare (finalmente) chiarezza sulle attività effettivamente agevolabili (citando per la prima volta in un riferimento legislativo e non in una Circolare della Agenzia delle Entrate gli oramai “noti” Manuali di Frascati e Manuale di Oslo)
Il Piano ha avuto il grande merito di creare nelle imprese la convinta consapevolezza che per poter essere competitivi, le uniche vie da percorrere sono quelle dell’innovazione tecnologica, della innovazione di prodotto/processo e della innovazione digitale.
Il secondo merito è stato quello di averlo fatto all’interno di un approccio di sistema. Il Piano infatti, non può e non deve essere considerato come una sommatoria di agevolazioni fiscali. Se considerato semplicisticamente in questi termini perderebbe quel carattere di novità che lo ha reso un vero perno della Politica Industriale del nostro Paese.
In sintesi, si può certamente guardare con soddisfazione ai risultati raggiunti nel corso di questi 5 anni.
Circa i benefici per investimenti in innovazione tecnologica e innovazione digitale, da fonte MISE si ricava che vi sono circa un milione di soggetti beneficiari dell’ex superammortamento e oltre 40 mila imprese che hanno beneficiato degli incentivi per i beni 4.0, materiali e immateriali, con la stragrande maggioranza delle aziende che non avevano mai effettuato investimenti in tecnologie 4.0 prima dell’introduzione del Piano.
Analogamente, numeri molto rilevanti sono riscontrabili anche in relazione alle aziende che hanno fruito delle agevolazioni destinate alle attività di ricerca e sviluppo, innovazione e design, misure considerate dalle imprese un valido sostegno agli investimenti in progetti di ricerca industriale, sviluppo sperimentale, sviluppo di prodotti nuovi per il mercato o per l’impresa, inserimento/attuazione in azienda di nuovi processi tecnologici, ecc..
In sintesi, si può certamente guardare con soddisfazione ai risultati raggiunti nel corso di questi 5 anni e, ad oggi, il Piano TRANSIZIONE 4.0 fa parte del bagaglio di conoscenze di moltissime imprese italiane.
… Ma c’è stata veramente l’Attesa Rivoluzione Culturale?
Ma il Piano TRANSIZIONE 4.0 ha raggiunto tutti gli obiettivi educativi che si era prefissato ? L’attesa rivoluzione culturale è davvero avvenuta ?
In tema di innovazione tecnologica ed innovazione digitale, si deve registrare che non tutte le aziende hanno saputo sfruttare le opportunità offerte dalle agevolazioni: Se il Piano è stato un forte acceleratore per le grandi imprese (che erano già pronte), lo stesso non si può dire per le MPMI. E questo è vero soprattutto nel settore manifatturiero, dove vi è una prevalenza di MPMI (che costituiscono il 95% delle imprese presenti nel settore e ammontano per il 44% degli occupati).
Non si sono ancora registrati, inoltre, grandi risultati in termini di aumento di produttività, anche se per valutare questo occorrerà attendere ancora tempo, perché vi è un fisiologico ritardo tra quando si effettuano gli investimenti e quando effettivamente si iniziano a vedere gli effetti sulla produttività.
Risulta ancora elevata la percentuale di piccole imprese che non conoscono nemmeno le misure del Piano. Tra queste esiste una quota, se pur minoritaria, di aziende che conoscono tali misure, ma non intendono utilizzarle.
Esistono poi squilibri territoriali: si registra un maggior utilizzo delle misure nelle regioni del Nord, scarso impiego al Sud.
In aggiunta, con riferimento alle MPMI, spesso il Piano Transizione 4.0 è stato non perfettamente “compreso”.
Il Piano non è un “semplice” incentivo all’acquisto di macchinari/impianti evoluti.
La ratio del Piano non è infatti quella di incentivare l’acquisto di tecnologia, ma quella di innescare l’avvio di un reale processo di trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, passando (anche) per l’acquisto di macchine e impianti in una logica 4.0 ovvero capaci di colloquiare efficacemente con il sistema informativo di fabbrica (ovvero il c.d. “requisito dell’interconnessione”).
Purtroppo le micro e le piccole imprese sono frequentemente ancora molto indietro sul tema del sistema informativo di fabbrica, spesso insufficiente e in molto casi ancora relegato ad ambiti solamente amministrativi/fiscali o magari anche esteso all’area della progettazione e/o della produzione, ma incapace di colloquiare (ovvero scambiare dati/informazioni) con i macchinari in uso e quindi di non in grado di cogliere appieno le opportunità offerte da una piena integrazione tra le macchine (la fabbrica) ed il sistema informativo aziendale e/o della rete di fornitura.
Le imprese devono sforzarsi di capire che i benefici derivanti dal Piano si ottengono solo se si impegneranno a ripensare il proprio sistema informativo aziendale, migliorandolo e rendendolo capace di colloquiare con la fabbrica e/o con i propri clienti/fornitori…